Confessioni di un consulente IT

Dati sensibili

Posted in Management, Persone, Storie Aziendali by pigreco314 on 21 luglio, 2011

L’ineffabile AU*,vice presidente, responsabile dei servizi professionali globali, uno per il quale ho provato una sensazione di moderato fastidio (forse ricambiata) sin dal primo giorno in cui l’ho conosciuto due anni fa e che da allora non ha mai fatto nulla per smentire quella sensazione (non che fosse obbligato), anzi, ha provveduto più volte a confermarla, una delle persone più sopravvalutate (probabilmente anche da sé stesso) che abbia mai incontrato, secondo alcuni racconti addirittura spregevole, nell’evidente intento di cesellare e far risplendere di una luce abbacinante il suo profilo LinkedIn, si fa prendere la mano e arriva a fornire senza filtro alcuni dati che a volte è complicato persino per noi stessi dipendenti reperire:

  • numero di sottoposti: cioè quante persone lavorano nei professional services
  • fatturato complessivo della business unit che combinato con il dato precedente consente di ricavare un’idea della nostra produttività
  • margine operativo del gruppo di supporto (!)
  • margine operativo annuale dei servizi professionali (!!)
  • una descrizione piuttosto dettagliata di quanto egli sia esperto nell’implementazione e gestione di certi nostri processi operativi strategici (!!!)

Ovviamente in numeri presentati sono molto buoni,ottimi direi e la descrizione delle modalità organizzativa appare assai brillante.

Ora io mi domando, il lettore casuale (o estremamente interessato) dei profili di LinkedIn imbattendosi in quello del Nostro sarà portato a pensare che egli sia un grande manager o uno sprovveduto ed emerito cretino?

Raccomandazione

Posted in Persone, Storie Aziendali by pigreco314 on 11 febbraio, 2011

Il collega olandese J.H. che un tempo lavorava nel mio team, mi ha inviato una richiesta di raccomandazione via LinkedIn.
Visto che il team olandese è stato abbondantemente bastonato di recente (tre licenziati negli ultimi mesi) il morale non è alle stelle. Tra l’altro la riduzione di personale è stata pilotata dal quartier generale USA (come tutte le altre che l’hanno preceduta) ed eseguita in maniera assai maldestra: un elefante in una cristalleria avrebbe fatto meno danni. Uno dei dimissionati lavora oggi per la concorrenza e l’arrivo di nuovi importanti progetti ci potrebbe costringere ad assumere personale (e speriamo dico io). Insomma un tempismo perfetto.

Qundi la richiesta di J.H. mi preoccupa un po’ e decido di indagare.
Lo contatto spiegando che sebbene le sue capacità e prestazioni giustificherebbero pienamente una raccomandazione, preferirei soprassedere visto che tra colleghi la cosa potrebbe suonare un po’ stonata. Gli chiedo poi se questa richiesta non sia anticipatrice di qualche scelta imminente, nel qual caso mi piacerebbe parlarne al telefono.
Mi risponde scrivendo che comprende la mia decisione e mi tranquillizza spiegando che non sta attivamente cercando un’altra posizione ma visto l’andazzo sta rifacendo il make-up al proprio profilo LinkedIn nel caso gli serva a breve.

Dopo qualche giorno noto che il nostro defenestrato ex-CEO ha provveduto a fornire il proprio endorsement in LinkedIn al buon J.H.

Ubi maior…

Company meeting minimalista

Posted in J.F., Storie Aziendali by pigreco314 on 15 gennaio, 2011

L’altro giorno si è tenuto il primo company meeting dall’insediamento del nuovo CEO (il terzo in 18 mesi).

Alcuni numeri:

  • 20 : minuti di durata della conference call
  • 100 : i milioni di dollari di fatturato all’anno a cui dovremo arrivare nel 2014
  • 5 : percentuale di crescita a trimestre per raggiungere l’obiettivo
  • 54 : valore dell’ “indice di qualità” per il trimestre appena trascorso (non è stato spiegato cosa l’indice rappresenta)
  • 0 : minuti dedicati a domande e risposte

Il nuovo CEO è stato assunto per portare la società alla quotazione in borsa.

Penso che o nel 2014 diventeremo tutti ricchi oppure staremo tutti facendo un altro lavoro molto prima di allora.

Tagged with: ,

Alla rovescia

Posted in Consulenti, G.M., Progetti, Storie Aziendali by pigreco314 on 20 Maggio, 2009
 Relax © by ailatan

Relax © by ailatan

Forse ci siamo, forse incrociando dita, falangi, falangine, falangette e polpastrelli riusciamo a chiudere il dannatissimo progetto K**, difficilissimo Cliente di L*, Germania.

La firma che ci avrebbe permesso di fatturare il residuo sarebbe dovuta arrivare due , quattro no aspetta, sette… un numero imprecisato di mesi fa e invece probabilmente arriverà domani, dopodomani… insomma un giorno della prossima settimana sicuramente.

Avrete capito che trattasi di progetto travagliato, che ha visto coinvolte un discreto numero di persone impegnate a portare a casa un risultato utile, tra cui, in veste di protagonista, l’ormai mitico G.M. Di recente si è aggiunto anche il nuovo acquisto in casa Sales, il promettente A.D., come “supportante” Account Manager.

Negli ultimi 5 mesi con questo Cliente non si è fatto altro che negoziare al mercato delle “issues”: “no questo non è un problema causato dal nostro software bensì dalla vostra infrastruttura di rete”, “questo non l’avevate chiesto e quindi non ve lo sistemiamo a meno che non ci paghiate l’intervento”, “no questo non lo firmo perché non c’è il sotto-vice-assistente-precario del responsabile” (cliente pubblico) ecc.

Suona quindi strano che  presso un Cliente così problematico in una fase così delicata del progetto si organizzi una dimostrazione di un modulo software di analisi statistica e reportistica avanzata per il quale quelli di K** hanno manifestato un notevole interesse. Organizzatori: G.M. e A.D., il dinamico duo.

Della serie: prima risolviamo la faccenduola relativa alla chiusura del progetto e poi vi facciamo vedere tutto quello che volete, vi contiamo in diretta anche i pixel dell’interfaccia grafica utente se volete. Dopo però.

Saltiamo qualche passaggio e diciamo che stando ai resoconti del dinamico duo il Cliente firmerà la chiusura del progetto, consentendoci di fatturare il residuo e pure ordinando un giorno di consulenza per una micro attività aggiuntiva.

Curioso il modo in cui A.D. riporta la notizia, al termine della riunione di ieri:

Vi informo che siamo riusciti nel nostro intento di generare interesse presso K** circa i software X e Y, cosa che era l’obiettivo primario (sic!) della riunione. Tra le altre cose, abbiamo poi stabilito una relazione col Cliente (questa non l’ho capita bene) il quale ha accennato al fatto che firmerà la chiusura del progetto blah blah…

Ovviamente sono sicuro del fatto che l’entusiasmo del dinamico duo è ben motivato e che tra poco vedrò materializzare nella mia inbox (o nel mio GTalk, veggasi articoli sul bot) il pezzo di carta firmato, tuttavia la differenza di prospettiva rispetto a cosa sia veramente importante in una situazione è cosa che colpisce.

PS: alla fine della giornata di lavoro di oggi (20/05), nessuna traccia del pezzo di carta. Seguiranno aggiornamenti.

PPS: nulla nemmeno a tutto il 25/05

PPPS: 28 maggio, giornata storica il sign-off è arrivato!!!!!

PPPPS: non ci credo: abbiamo chiuso il progetto e fatturato il 29 maggio 2009

Perché mi rallegro #10

Posted in Email, P.M.R., Persone, R.B., S.B. by pigreco314 on 18 marzo, 2009

Sarà pure un motivo di rallegramento alquanto puerile ma una cazziata a Cicciopasticcio (alias R.B., alias il nostro Project Management Officer) da parte del capo non è cosa da tutti i giorni.

Il Nostro è freneticamente impegnato nella fase di upgrade del nostro Microsoft Project alla versione 2007. In quale ruolo non è dato sapere. Sulla carta è il Project Manager (nonché Amministratore del Sistema, mah). Come già detto in altro post, l’impresa potrebbe costituire la base per un manuale su come non si dovrebbero gestire i progetti IT.

L’altro giorno Cicciopasticcio ci comunica che il server non sarà disponibile causa manutenzione il tal giorno tra le 6 e le 7 della mattina (Central European Time) e ci chiede di astenerci dall’ utilizzarlo per non compromettere l’operazione.

Ieri, ecco giungere il flame cazziante da un adiratissimo R.B.:

[In grassetto] Nonostante avessi informato tutti della manutenzione blah blah qualcuno tra le 6 e le 7 stava registrando le proprie ore nel sistema blah blah ha compromesso la manutenzione blah blah ho dovuto riavviare la coda dei job (coda dei job? boh!) blah blah [in rosso] considero la disponibilità di Microsoft Project importante blah blah leggete gli email!!!!

Un classico esempio di come, sparando nel mucchio, si colpevolizzano tutti quanti e non si raggiunge lo scopo di sensibilizzare le persone. Anzi, riesci solo a farti dei nemici.

Sulle prime tuttavia, non ho prestato attenzione all’ennesima manifestazione di arroganza del Ciccio avendo cose più importanti a cui dedicarmi.

S.B. invece l’ha preso molto sul serio e ha risposto qualcosa del tipo:

Il tono del tuo email non mi piace, evidentemente chi stava lavorando alle 6 del mattino aveva delle buone ragioni per farlo, in questo modo crei solo stress e frustrazione, se hai il nome dell’individuo e appartiene al mio team fammelo sapere che ci penso io

Il capo (suo, mio e di R.B.) in copia.

A questo punto mi sono inzigato e dopo 24 ore rincaro la dose:

Ciccio, dovresti rivedere il tuo stile di comunicazione, non aiuta a sensibilizzare le persone e serve solo a demotivare coloro i quali tra le 6 e le 7 stavano dormendo, avrei preferito un’ispezione attenta dei file di log per risalire al nome dell’utente ed effettuare un’azione repressiva mirata

Anch’io metto il capo in copia. Pochi minuti dopo mi giunge un messaggio di Ciccio-bofonchiatore (di nuovo il capo in copia) che dice:

Se ho offeso qualcuno, faccio le mie scuse

Come a sottointendere che la mia reazione fosse dovuta a lamentele di gente del mio team e io avessi semplicemente dato voce alle proteste. Caro il mio Cicciopasticcio, non hai proprio capito un kakkio.

Ma dopo due ore giunge il memo del capo, diretto a me, S.B. e un nostro collega team leader d’oltreoceano, M.E.

Ho già avuto modo di commentare a Cicciopasticcio che il tono del suo mail ha probabilmente avuto l’effetto contrario a quello voluto, il grassetto e il colore rosso equivalgono a strillare, avrò un ulteriore chiarimento con lui in seguito, facciamo in modo che questo incidente non danneggi la nostra relazione di lavoro (sic!)  con R.B., ha svolto e sta svolgendo un bel lavoro per il team.

Grazie per la vostra pazienza

E’ la prima volta che il capo presenta il Ciccio come un accessorio di supporto (seppure importante) alle attività del gruppo dei Professional Services, quasi chiedendo di sopportarlo e portare pazienza…

Che goduria!

È sempre colpa di qualcun altro

Posted in P.B., Product Department, Progetti, Storie Aziendali by pigreco314 on 24 febbraio, 2009

Krieg ist Terror by Stewf

I Professional Services si distinguono in svariate discipline e una di queste è la lamentela fingerpointing, quel livore egoista con cui si punta il dito verso un collega a piacere dicendo: “È colpa tua!”.  I Sales hanno svenduto il progetto promettendo l’impossibile a margine zero o negativo e non hanno tenuto conto di quel piccolo particolare tecnico che rende impossibile l’implementazione. Il Product Department è notoriamente composto da un plotone di nullafacenti, ignari delle più elementari procedure di controllo qualità e certificati per la produzione di software bacato. Il Marketing è specializzato nella distribuzione di una serie di “volantini” che magnificano caratteristiche inesistenti del software per i quali meriterebbero la denuncia ecc. ecc.

E se tutto ciò non bastasse, il povero consulente si trova a fronteggiare un Cliente “raggirato” al quale (metafora tipica) è stata promessa una Ferrari ed è stata venduta una Fiat Palio.

Sebbene tutto ciò abbia qualche fondo di verità, il complesso del parafulmine impedisce al consulente, field specialist, solution architect, membro dei professional services in generale e al team di progetto in particolare di svolgere una serena autocritica e riflettere in maniera costruttiva sulle proprie responsabilità.

Durante il team meeting della settimana scorsa a N* è andato in scena un piccolo showdown tra noi Professional Services e un rappresentante del Product Department, l’Olandese Frizzante P.B., il quale in verità, più che un semplice rappresentante, stando all’ultimo organigramma risulta essere il responsabile del Product Department medesimo. Ma è notorio che dello sviluppo del prodotto non gli importa granché, probabilmente manco ci capisce, ha delegato praticamente tutte le attività a uno dei suoi luogotenenti negli USA ed è molto più interessato alle attività di marketing di cui pure è responsabile. E infatti, dopo un aggiornamento sulle attività di marketing durato 45 minuti (avevo richiesto durasse un quarto d’ora), il Nostro, che avrebbe dovuto guidare una discussione di 45 minuti (durata effettivamente tanto, a scapito della pausa pranzo)  su come migliorare la comunicazione tra Field e Product Department nei casi in cui bug gravi nel software si rivelino nelle fasi critiche di un progetto,  si è eclissato lasciando i Professional Services a esercitarsi nello loro sport preferito.

Il caso in questione si riferiva al Cliente R* che a quanto pare 14 mesi fa (“F o u r t e e n  m o n t h s  a g o!” ha enfatizzato J. nell’illustrazione del tema) ha chiamato il nostro servizio di help desk per segnalare un problema nel software. La chiamata di assistenza si è trasformata in un bug formale nel software che ad oggi non è stato ancora risolto dal P.D. (Product Department non Partito Democratico, che al momento ha ben altri problemi). Presumo che ciò sia accaduto per motivi più che validi, quelli che guidano la pianificazione delle risorse in tutti i gruppi di sviluppo e supporto software di questo mondo. Ma si sa che i Professional Services non concepiscono (tranne per il software progettato da loro stessi medesimi) l’esistenza di bugs non ancora risolti, anche se impattano un Cliente su cinquemila.

Peccato che nel frattempo il Cliente R* ha deciso di migrare alla nuova versione del nostro software e il bug con il quale ha convissuto senza problemi per quasi 14 mesi (dico io q u a t t o r d i c i  m e s i!) nella presunzione risultasse risolto nella nuova release, è diventato improvvisamente di importanza capitale.

Morale: non si firma la chiusura del progetto se non si risolve il bug.

Facile, troppo facile lamentarsi con il Product Department e il suo contumace responsabile per aver dormito 14 mesi e non aver risolto quell’unico difettuccio del software tanto importante per il Cliente R*.

Tanto facile che da rappresentante Professional Services chiedo ai Professional Services per quale motivo non fosse stata fatta un’analisi preliminare sui rischi del progetto, su quali fossero le aspettative di R* circa le funzionalità del sistema migrato e se ci fosse registrato da qualche parte un bug originato dallo stesso R* che essi si aspettassero di vedere risolto nella nuova release, un bug con il quale tuttavia è stato possibile continuare a utilizzare il software in produzione per quasi 14 mesi.

Silenzio.

Ecco bravi, fate silenzio e meditate.

E… J. please, abbassa ‘sto cazzo di dito!

In che mani siamo!

Posted in H.G., Persone, Progetti, R.B., Storie Aziendali by pigreco314 on 31 gennaio, 2009

Il dinamico duo H.G. (l’Olandese Volante, mio ex-capo che se ci penso…) e R.B. (l’ineffabile Cicciopasticcio) è di nuovo in azione.

Cosmic Hand by h.koppdelaney on Flickr

Cosmic Hand by h.koppdelaney on Flickr

Il mandato del capo B.P. (che è pure il mio manager) è di implementare una soluzione basata su Microsoft Sharepoint per sostituire una varietà di sistemi informativi (Lotus Notes, Groove, ecc.) che vanno armonizzati su un’unica piattaforma.

R.B. è il nostro responsabile PMO (Project Management Office). Dovrebbe essere certificato PMP (Project Management Professional) ma è sistematicamente incapace di gestire un progetto.  In realtà nemmeno questa caratterizzazione è esatta. Qualunque cosa affidata alle sue sapienti mani e vibranti meningi non arriva mai allo stadio di “progetto”. Rimane bensì un guazzabuglio caotico, uno spreco di energie e di risorse finalizzato a produrre il residuo di un incubo. Purtroppo quasi tutti i nostri progetti interni sono affidati a questo minus habens: nessuno che io conosca ha mai preso visione di un project plan da lui redatto, nessuno ha mai avuto il piacere di esaminare i suoi raffinati quanto inesistenti risk management plan, i suoi communication plan sono copiati di sana pianta dal primo risultato ottenuto cercando la voce con Google, nessuno ha mai  rintracciato i suoi project status report, mai visto un documento di lessons learned da lui prodotto. Peccato che il personaggio sia poi designato a fare le pulci ai nostri Project Managers che guadagnano la metà di questo inutile parassita e da lui devono pure essere giudicati. E’ un politico nato, quando ha torto è sempre colpa di qualcun altro oppure gliel’ha chiesto il capo. Occasionalmente indice conference call totalmente inutili e da lì capisci che probabilmente il boss gli ha chiesto un aggiornamento sul progresso delle attività e deve rubare un po’ di idee dagli ignari colleghi. Oggi per esempio abbiamo partecipato a una telefonata proprio sul tema Sharepoint.  Questo giusto per spiegare l’utilità pari a zero di una certificazione PMP quando il soggetto è una zucca vuota. Secondo me all’esame per la certificazione ha copiato.

H.G. vive in un mondo tutto suo. Sono convinto che non veda l’ora di essere buttato fuori dalla azienda con congrua buona uscita e si trascina stancamente verso il miraggio dello scivolo d’oro. In fondo è un buon diavolo ma si trova aimè in una posizione nella quale può fare molti danni. E’ geneticamente incapace di riflettere sui dettagli. Manda messaggi broadcast a tutta l’organizzazione annunciando grandi iniziative. Quando gli fanno notare che forse è una cazzata partono le ammende, le smentite oppure… nulla! Tanto basta lasciar passare qualche giorno e nessuno si ricorderà più. Qualche settimana fa scrisse un annuncio sull’iniziativa di condividere con tutti i nostri Clienti il codice sorgente sviluppato nei progetti, nell’intento di creare una sorta di community open source. Il messaggio conteneva direttive, tempistiche e modalità. Dopo averlo letto mi sono venute in mente circa 57 domande sul tema ma mi sono trattenuto dal fornire qualunque tipo di contributo perché mi sono rotto di fare da balia al pivello ultracinquantenne come quando riportavo a lui. Dopo qualche tempo, visto che nessuno dei membri del team si muoveva eccolo che scrive a noi team leader chiedendo collaborazione per sensibilizzare le persone a supportare questa grande iniziativa. “Caro H.G., non sarebbe meglio se organizzassi una conference call in cui spieghi esattamente cosa vuoi che facciamo?”. “Grande idea” fu la risposta. Eccerto, tutto al contrario, accidenti! Durante la conference call e la sua sbrodolata introduttiva ecco il fuoco di fila delle ovvie domande:

  • visto che condividiamo codice sorgente siamo sicuri che siamo coperti dal punto di vista legale?
  • abbiamo chiarito di chi ne detiene  la proprietà intellettuale?
  • cosa facciamo se la documentazione tecnica è stata  scritta in lingua locale?
  • che si fa con le informazioni personali contenute nei documenti o nei commenti al codice sorgente (nomi, numeri di telefono, indirizzi email) ?
  • come ci comportiamo se un Cliente che ha speso diciamo 50mila euro per la personalizzazione se la ritrova pubblicata liberamente accessibile da altri a costo zero?
  • ecc. ecc.

Massacrato. Che pena sentirlo abbozzare una risposta bofonchiata a ogni domanda e immancabilmente avvertire persino attraverso il telefono la manciata di neuroni ancora in grado di funzionare nel suo cervello recitare in coro “Azz! Non ci avevo pensato!”. In olandese ovviamente.

La logica di H.G. ricorda a volte un treno in corsa su un binario morto. Oggi ne abbiamo avuto un esempio particolarmente divertente, ma ci sarebbe da piangere…

Orbene, nella famosa telefonata di oggi sul “progetto” Sharepoint (in collegamento Cicciopasticcio, i colleghi S.N. e M.E. dall’America e in ufficio con me il collega S.B.) H.G. illustra come il sistema verrà anche utilizzato per il controllo di revisione del codice sorgente sostituendo (illuso!) il mio caro Perforce. Premetto che avevo avuto l’occasione poco prima di Natale di esprimere i miei dubbi sulla soluzione da lui proposta: un mix di Sourceforge, Subversion, Tortoise che tra l’altro con Sharepoint non c’entrava assolutamente nulla. I dubbi erano principalmente legati al fatto che a quanto pare Tortoise non si comporta in maniera molto robusta quando due utenti effettuano contemporaneamente il check-out dello stesso file ingenerando la possibilità di corrompere i file.

Oggi risollevo lo stesso argomento di fronte all’audience allargata.

Io:”H., ti ricordi i problemi evidenziati rispetto alla possibilità che i file risultino corrotti se adottiamo l’approccio che proponi?”

H.G.:”Sì, certo!”

Io:”E come conti di risolverli?”

H.G.:”In nessuno modo, è una caratteristica del software che intendo adottare e non c’è nulla da fare”

Io:”Ne devo concludere quindi che l’integrità del codice sorgente non costituisce per te un requisito fondamentale di questo progetto”

H.G.:”Bè, direi che questa è la conclusione logica, sì”.

Ottimo: un sistema di controllo di revisione del codice sorgente che non è in grado di garantirne l’integrità.

Quando frequentavo il liceo, il professore di filosofia ci parlò del seguente sillogismo:

“Pietro e Paolo sono Apostoli, gli Apostoli sono dodici ergo Pietro e Paolo sono dodici!

Secondo me lo ha escogitato H.G.

Il fine giustifica il medium

Posted in G.M., Persone, Storie Aziendali by pigreco314 on 14 gennaio, 2009

Oggi G.M. ha deciso di dimostrare spirito di  iniziativa dopo la pessima prestazione data ieri in occasione della sessione di project audit, durante la quale non ha mancato di uscirsene con una delle sue solite frasi idiote ed arroganti. Il performance improvement plan è ormai alle porte. Ma questa è un’altra storia.

Orbene, che mi combina oggi il buon G.? Decide di mettersi al lavoro con teutonica solerzia su uno dei suoi personal goals e contatta il folle K.L. lassù in Inghilterra, riprendendo una sua stessa mail del 13 Novembre 2008 nella quale G.M. chiedeva a K.L. (esperto in materia) di inviargli un CD per installare il software con il quale gli avevo chiesto di familiarizzare.

Il mail thread di Novembre fu piuttosto succinto:

mail del 12/11 da G.M. a K.L: “Ciao K. dove posso trovare il software tal dei tali in modo che possa installarlo sulla mia virtual machine e giocarci un po’?”

mail del 13/11 da K.L. a G.M.:”Se vuoi ti spedisco il CD a casa, puoi provare a installarlo e se hai problemi chiama A. oppure M. che ci hanno smanettato un po’. Oppure mandami un disco USB e ci copio sopra la VM con il software pre-installato”

mail del 13/11 da G.M. a K.L.:”Scelgo la prima, ecco il mio indirizzo: blah blah, n.23, Germania”

Evidentemente da allora non è accaduto nulla e quindi G. torna alla carica e chiede a K. un aggiornamento sulla spedizione, visto che dopo due mesi il pacco non è ancora arrivato. Questa volta mi mette in copia al messaggio allegando il precedente thread così può far vedere al suo manager che si sta dando da fare.

mail del 13/01 da G.M. a K.L. – ore 9.52 “Ciao K., il pacco non è ancora arrivato, mi dai il tracking number che verifico? Sai, ho fretta di fare progressi con il mio personal goal”.  Mi domando che cosa si possa tracciare dopo due mesi, ma tant’è…

mail del 13/01 da K.L. a G.M. – ore 10.59 “Ciao G., ho copiato i file di installazione nel project database, ho creato un nuovo record chiamato pincopallino e li ho messi nella sezione pre-vendita. I file sono molto grandi e ci vorrà un bel po’ per scaricarli [quest’ultima frase è in grassetto] “. Segue lista dei file e relativa dimensione per un totale di circa 150Mb. Quando ho letto questo messaggio mi è corso il primo brivido lungo la schiena.

mail del 13/01 da G.M. a K.L. – ore 11.43 “Ciao K., mille grazie. Dove trovo il project database?”. Quando ho letto questa domanda mi è corso il secondo brivido lungo la schiena, visto che dopo due anni e mezzo G. dovrebbe sapere cosa diavolo sia il project database…

mail del 13/01 da K.L. a G.M. – ore 12.49 “Ciao G., pensavo che tutti i professional services avessero accesso a questo database di Lotus Notes. Se non hai accesso chiedi a R.B.” ovvero Ciccio Pasticcio, che tra l’altro parla anch’egli il sassone moderno. Ora, questo database contiene la documentazione di tutti i nostri progetti. Il solo fatto che K.L., pur essendo sempre sull’orlo di un collasso mentale, pensi che qualcuno del mio gruppo non abbia accesso a questo database mi ha procurato il terzo brivido lungo la schiena.

mail del 13/01 da G.M. a K.L. – ore 12.57 “Ciao K., io ho accesso a questo qui [segue screenshot]. E’ quello giusto? Dove trovo i file qui dentro?”. Mah, forse usando la funzione find?

mail del 13/01 da K.L. a G.M – ore 13.41 ” Ciao G.: sì è questo! Ecco dove puoi trovare i tuoi file [segue screenshot]”

Intorno alle ore 13.45 prendo visione di questo scambio di messaggi lunare cadendo in un progressivo stato di depressione.

I due signori si sono baloccati dalle 9.52 alle 13.41 con una questione che avrebbe richiesto cinque minuti cinque di telefonata, anche considerando l’abituale prolissità di K.L.

Quasi quattro ore spese per risolvere che tipo di problema? Dunque vediamo, trasferire alcuni file dall’Inghilterra, dintorni di Manchester, alla Germania, non lontano da Monaco. Analizziamo le varie opzioni e i diversi media a disposizione:

  • Trascrivere la sequenza binaria in un libro e inviare il volume per posta celere?  Poco pratico
  • Masterizzare un CD e affidare tutto al corriere espresso? K.L. deve essere allergico a DHL e compagnia o l’avrebbe già fatto nella prima occasione
  • Posta elettronica? Escluso perché il server avrebbe bloccato allegati troppo grandi
  • Skype? Troppo lento
  • Groove, creando un workspace nel quale salvare i file e a cui invitare G.M.? Immagino K.L. che dice: “Ah, perché… si può fare??”
  • Caricare il pacco sul server ftp che abbiamo qui in Italia e dire a G.M. di andarselo a prendere? Nnaaaah! Troppo banale, troppo ovvio!

Insomma che mi ha fatto il K.L. senza che G.M. sollevasse la minima obiezione? Carica 150Mb in un database di Lotus Notes che viene automaticamente replicato su almeno 10 server diversi in giro per l’Europa a cui accedono una ventina di persone. Ma siiiiì, chissenefrega, siamo nel 2009, dobbiamo ancora preoccuparci di consumare banda passante ?!

Dopo aver percorso il mail thread e aver realizzato quale diabolico piano fosse stato architettato, scrivo a entrambi suggerendo a K.L. l’opzione ftp e chiedendogli di cancellare al più presto i file dal server Lotus Notes per evitare che un po’ di gente ricevesse 150Mb di dati inutili alla prima operazione di replica.

Risposta candida di G.M.: “Procedi pure K., tanto ho già scaricato i file in locale…”

E se stavano già sulla dannata replica locale di G.M., erano ovunque….

Aggiornamento 14-01-09: secondo le ultime notizie, dopo aver installato il software la virtual machine di G.M. si è sputtanata.

L’allegro circo del Finance Department

Posted in Admin, Finance, G.C., Persone, Storie Aziendali by pigreco314 on 25 giugno, 2008

Siamo in chiusura di anno fiscale, siamo sotto pressione per fare in modo che tutto il lavoro svolto venga approvato dai Clienti e conseguentemente fatturato, il conto alla rovescia segna -2 giorni e che ti fanno gli amici del Finance (ovvero la Contabilità)?

Ti bloccano le fatture in allegria per motivi come:

  • “Il Cliente P. non paga le fatture emesse da Aprile e quindi non possiamo emetterne altre”: ma cosa diavolo aspettate ad avvisarci, imbecilli? Avremmo potuto bloccare il progetto settimane fa, dirottare risorse su attività fatturabili e mandare un segnale chiaro contro la Morosità Universale
  • “Prima di fatturare le attività svolte presso F. serve l’approvazione del capo Gran Mogol Gran Figl. di Baldr G.C.”: il motivo per cui serva questa approvazione è un mistero visto che sembrava tutto già risolto da tempo
  • “L’ordine da 90mila EUR del Cliente A. che ha acquisito uno dei siti dove è installato il nostro sistema e si è dunque dovuto ricomprare le licenze (come da license agreement) non può essere accettato in quanto di importo superiore alla solvibilità del Cliente che ammonta all’iperbolica cifra di 20mila EUR”: ora, stiamo parlando di una società farmaceutica che capitalizza intorno ai 2 MILIARDI di dollari, ma come diavolo li classificate i rischi di insolvenza dei Clienti laggiù al Finance Circus?

Ovviamente quando chiami alle ore 17.33 per raccomandare di risolvere al più presto l’indomani queste stupide grane amministrative al telefono ti risponde la signora delle pulizie perché tutti hanno già evacuato il palazzo.

Insieme alle Risorse Umane, una delle altre grandi isole felici della nostra organizzazione.

Attenzione però: la Nera Signora sta arrivando…

Coccodrillo

Posted in Management, Persone, R.C., Storie Aziendali by pigreco314 on 7 Maggio, 2008

~~ Born Wild… ~~
Originally uploaded by Blueju38.

Ne ho dette ormai tante su R.C. che a perseverare mi sembra di sparare sulla crocerossa specialmente in un post commemorativo come questo.

No, non è defunto: dopo più di 20 anni nella nostra organizzazione, si sposta di un paio di segmenti di mercato e va a dare una mano a M.P., suo (e un tempo nostro) vecchio capo storico.

Insomma, ci lascia.

La notizia, annunciata in un memorabile team meeting di cinque mesi fa, ha creato negli astanti un’onda d’urto dell’intensità di ben 5.6 picotons e della durata circa 23 secondi.

Certo, l’impatto sulle prime è stato forte. Ma lo paragonerei più che altro alla perdita improvvisa di una consolidata abitudine, talmente radicata da diventare parte di noi senza che ce ne rendiamo conto ma che non ci sconvolge la vita se viene a mancare. Un po’ come quando un giorno, uscendo di casa la mattina per andare a lavorare, in una fredda giornata di novembre, fermandoci alla solita edicola si scopre che il giornalaio è cambiato e da oggi un nuovo volto ci augurerà il buon giorno, mani sconosciute ci allungheranno la copia del nostro quotidiano preferito.

Dal giorno seguente, vi sembrerà di conoscerlo da una vita.

Il primo a essere sorpreso di questa apparentemente fulminea elaborazione del lutto è stato forse proprio R.C.: secondo me si aspettava di vedere gente scaraventarsi giù dalle finestre, strapparsi i capelli, cavarsi gli occhi, darsi alla vita monastica. In realtà si potevano quasi udire le meningi al lavoro di chi provava a valutare i possibili sviluppi professionali della propria carriera. Un grande buco nero nell’organigramma si era appena aperto e nel colmarlo si sarebbero aperti nuovi spazi.

Che bilancio fare del suo mandato pluridecennale? Almeno una cosa buona l’ha fatta: mi ha assunto.

Scherzi a parte, molte persone che ritengo valide sono nella nostra organizzazione anche per merito suo. Da qualche tempo ha perso però il tocco: gli ultimi acquisti non sono proprio fulmini di guerra.

Odiato da molti per l’innata incapacità di fare gruppo: quelli giunti al limite e con scarse capacità di sopportazione se ne sono andati. Altri il gruppo se lo sono creato.

Sarà ricordato come Il Grande Esecutore, il geometra delle strategie partorite dalle mente di architetti che stavano sopra di lui, nella stanza dei bottoni. Senz’altro un grande esperto di tattica che il più delle volte consisteva nella preparazione e messa in circolazione di un foglio excel.

Grande lavoratore, il prototipo del workaholic. Dopo il decollo, appena raggiunta la quota di crociera, era sempre il primo passeggero sull’aereo ad aprire il suo laptop e a passare in rassegna la posta elettronica. Sapevi che aveva viaggiato in aereo quando ricevevi una raffica di email a distanza ravvicinata, la maggior parte delle quali recanti un file excel in allegato. Qualcuno aveva preso a dargli dello spammer.

Spesso il timestamp dei suoi messaggi rivelava una sporadica tendenza all’insonnia, ma in questo c’è chi lo ha surclassato.

Più saliva nella gerarchia e più se ne evidenziavano le lacune. Al di sopra di un certo livello devi infatti dimostrare di sapere svolgere un ruolo più articolato di quello che potrebbe essere reso da una macro excel (l’ho appena scritto e già non ne sono più così sicuro).

Mi ha sempre colpito la sua scarsa attenzione al proprio sviluppo professionale. Penso sia uno scarso lettore di libri, non gliene ho mai sentito citare uno. Le sue citazioni erano copia e incolla da altri. Mi ricordo di quella volta che in una delle tradizionali presentazioni di inizio anno in cui devi dare la carica a una intera organizzazione (europea), aveva copiato tale e quale la slide introduttiva del gran capo americano consistente in una citazione di un famoso allenatore di squadra di baseball, sport notoriamente molto praticato in Europa: nemmeno uno sforzo per adattarla al contesto culturale del Vecchio Continente.

Pessimo comunicatore. Non dimenticherò le smorfie alquanto maldestre, con occhi roteanti e lingua mulinante, su un palco di fronte a una larga platea di clienti internazionali a causa di un effetto Larsen un po’ fastidioso del microfono. Di certo non fu mai istrionico, decisamente mancante di carisma. Scarso affabulatore, ampolloso nella sintassi, soporifero, capace di indurre l’ascoltatore in uno stato catatonico: devo riconoscere che con questa tecnica è uscito vincente da qualche difficile negoziazione.

Una volta ci litigai in pubblico e me ne pentii perché non diedi un bello spettacolo, ma tuttora penso che all’epoca avessi ragione sul punto.

Paradossalmente molto influenzabile, ma a livello subliminale: conta all’americana, cioè partendo dal mignolo. Di ritorno dai viaggi in USA di solito sfoggiava ossessivamente una nuova buzzword. L’ultima è stata “lumpy business” e molti di noi ancora si chiedono cosa diavolo voglia dire (google?)

Sempre molto forte nel networking anche se scarsamente messo a disposizione degli altri, più spesso utile a sé stesso.

Non gli perdonerò mai il tentativo di far deragliare un riconoscimento che intendevo conferire a una persona del mio team la quale, pur essendo soggetta a improvement plan a causa degli scarsi risultati dell’anno precedente (in parte dovuti a prolungata assenza per malattia) e sebbene non avesse ricevuto alcun aumento di stipendio (pianse quando glielo comunicai), si trovò a gestire un progetto che risultò essere quello a più elevata fatturazione nel trimestre in Europa e portò più che degnamente a conclusione nonostante parecchie difficoltà.

Motivo del diniego: essendo questa persona sottoposta improvement plan, nel caso in cui l’esito fosse stato infausto e avesse portato al suo licenziamento, l’interessata avrebbe potuto far valere quel riconoscimento per negoziare una ricca buona uscita. Il che dimostra quanto furbescamente perverso o perversamente furbo sia R.C., subdolo o semplicemente terribilmente micromanager

Come avrei voluto che chiamandomi per discutere della cosa mi avesse semplicemente chiesto: “Ne sei convinto? E allora vai avanti, mi fido del tuo giudizio”.

Minacciai di abbandonare il mio ruolo di team leader (noooo! non le dimissioni, non sono tanto cazzuto) se non si fosse dato seguito alla mia richiesta di premiare chi ritenevo un asset dell’organizzazione, soprattutto di fronte ad argomentazioni così meschine. Risultato: il performance improvement plan fu cancellato e il riconoscimento conferito, anche a seguito della mediazione del mio capo di allora (H.G., oggi in tutt’altre faccende affaccendato ma sempre tra noi). Una delle poche cose di cui vado fiero.

Tuttavia, non si può certo mancare di sottolineare che è anche per merito suo se i conti europei sono sempre stati migliori di quelli americani durante il suo regno. E questo ha la sua importanza. Se la sua mente avesse partorito più idee che spreadsheet, saremmo anche più avanti, ne sono certo.

Tra poco quindi R.C. lascerà la sua presa soffocante, come l’ha definita il collega americano A.J. (detto Ace Ventura per il taglio di capelli non convenzionale): un commento che non mi sarei mai aspettato da Ace, che ho sempre ritenuto lontano anni luce dalla cose europee.

Di questi tempi lo si sente dire che “dopo di me, il diluvio!”.

Molti non vedono l’ora di poterlo smentire. Auguro loro di riuscirci perché tra quelli ci sono anch’io.

Comunque, anche a te, R.C. che rimani alla fine un buon diavolo:

Buona Fortuna e Buon Cammino

Ah, scusa, prima di andare ricordati di recuperare quei fogli excel che hai mandato in stampa.