Confessioni di un consulente IT

Un paio di cose che ho capito di web editing aziendale

Posted in Consulenti, Idee, Internet by pigreco314 on 30 gennaio, 2011

Come spiegato nell’articolo precedente, una delle attività in cui sono stato coinvolto di recente mi ha indotto ad analizzare con occhio più critico i contenuti dei siti web aziendali. Ovviamente questo non basta a fare di me un esperto, tuttavia un paio di cose penso di averle capite e vorrei proporle alla dozzina di lettori che quotidianamente bazzicano su questo sito e che mi fanno temere sempre di più per il carico dei server di WordPress.

In epoca in cui il social networking offre alle aziende nuovi strumenti per stabilire la propria presenza nella Rete, (ri)definire l’immagine del proprio marchio e lanciare efficaci campagne di marketing virale attraverso mezzi come Twitter e Facebook, il sito web rimane il vero biglietto da visita della società e la fonte primaria di informazione per gli utenti e consumatori che vogliono saperne di più sul business svolto dalla azienda.

Una cosa che ho notato è la tendenza a progettare i contenuti di un sito web (compreso il nostro che infatti ) attorno a quello che l’azienda “fa”, “produce” o “vende” senza spendere più di due righe a spiegare quale sia il VALORE che ne ricaverebbe il potenziale cliente. Il quale, se ha non ha abbandonato la lettura dopo le prime righe, si ritroverà a guardare perplesso e pensieroso un’ insignificante pagina web, mormorando tra sé: “Embé?”.

Prendo una pagina da un sito web scelto “a caso” come esempio di come secondo me NON deve essere presentata una delle competenze fornite dalla propria azienda. Qui sotto trovate la miniatura della pagina relativa ai servizi di business consulting offerti dalla società di consulenza everis. Cliccate sull’immagine per aprire la pagina. Vi concedo qualche secondo per dare un’occhiata, poi tornate qua che vi devo parlare.

Business consulting secondo everis

Non infieriremo e ci limiteremo a dire che non è un granché. Innanzitutto la pagina (e tutto il sito in realtà) annega letteralmente nelle parole e fa un pessimo nonché modestissimo uso della grafica. Il testo invade perfino l’immagine (che dovrebbe parlare da sola senza necessità di didascalie) coprendone proprio l’area di messa a fuoco compromettendonone così ulteriormente l’efficacia. La sezione denominata “Servizi” che è strutturata come un elenco e serve a dare un po’ d’ordine all’elemento testuale è stata inserita nella metà inferiore della pagina dove forse il lettore nemmeno mai arriverà dopo la pessima accoglienza ricevuta nella metà superiore.

Ma non è tanto dell’aspetto grafico che voglio parlare anche perché non ne ho le competenze al di là della mia sensibilità e gusto personali quanto dei contenuti.

Da una prima lettura della pagina, notiamo innanzitutto parecchi segnali di quel grammelot tecnologico-consulenziale-aziendalese a cui alludevo nel post precedente. Alcuni esempi:

ci basiamo sulla generazione di un rapporto di fiducia a lungo termine,trasformandoci in partner delle aziende con cui lavoriamo e rendendo possibile l’applicazione delle nostre proposte lungo l’intera catena del valore…

Disponiamo di aree di alta specializzazione sulle strategie di business che generano spazi di referenza sul mercato

…compromesso con gli obettivi di business definiti con i nostri clienti sino al loro perfezionamento attraverso un sistema di vincolo…

Il nostro approccio è di tipo scarsamente intrusivo e molto positivo

e via dicendo: troverete molti altri esempi di questo linguaggio assai poco efficace nel resto della pagina e ovunque nel sito di everis.

Il primo ovvio problema di questo linguaggio è che non comunica alcunché, suona come una pessima traduzione (e probabilmente lo è), si vede che è stato scritto senz’anima. Mi domando persino se l’autore sia un dipendente dell’azienda. Chiamatemi ingenuo, non so come funziona di solito, ma non credo sia una buona idea far scrivere i contenuti del sito web della propria azienda a una persona che non ci lavori da parecchio tempo. Ritengo molto più efficace un approccio in cui il business decide  il tipo di messaggio che si vuole lanciare, il marketing aiuta a definire come lanciarlo e le persone che lavorano NEL business contribuiscono a riempirlo di contenuti a seconda delle proprie competenze. Avrete certo bisogno di professionisti del web per raffinare la forma ma non lasciategli decidere il contenuto.

Un altro problema che riscontro nel  linguaggio utilizzato da everis è che dà quasi tutto per scontato: la pagina è scritta per un utente che ha già una conoscenza approfondita del business in cui Everis opera e abbia familiarità con la terminologia (ma quanti sanno cosa significa riduzione di churn? io no!). Ma proprio perché Everis pensa che questa pagina debba essere letta solo da addetti ai lavori, dovrebbe sfruttare al massimo la piccolissima finestra di attenzione concessa dall’utente evitando di inondarlo di ovvietà, frasi fatte e concetti che vengono strangolati dalle parole. Alle riunioni per definire i contenuti del sito le discussioni devono essere state del tipo: “Che altro abbiamo? Ah già il business consulting”.

Quello che capisco da questa pagina è che everis non ha bisogno di pubblicizzare le proprie competenze in ambito business consulting, forse perché gli affari le vanno talmente bene da poterle permettere di pubblicare qualunque cosa oppure perché l’immagine che everis ha di sé non è quella di un player convincente in questo settore.

Come dovrebbe essere ripensata questa pagina per dare almeno l’impressione che Everis faccia sul serio nell’area del business consulting?

Ne parliamo in uno dei prossimi post.

Update: ho cambiato idea. Se a Everis sta bene tenersi un sito che fa schifo ma chi sono mai io per convincerli del contrario. Gratis tra l’altro.

Un social network della malattia

Posted in Idee, Internet by pigreco314 on 4 gennaio, 2010

Idea che rimugino da qualche tempo, mentre riordinavo l’esito degli esami che documentano l’evoluzione (per ora benigna) della mia tiroidite. Ulteriore conferma di come spesso l’infermità può essere uno stato fisico e spirituale assai fecondo da cui nascono piccole e grandi intuizioni.

Penso a un facebook della malattia che crei relazioni sulla base di patologie, aiuti le persone a capirne di più dei propri mali, a interpretare sintomi, a consultare specialisti, a georeferenziare la distribuzione del morbo, a mettere in relazione stili di vita e abitudini con condizioni patologiche attuali o potenziali, a fare un uso responsabile dei farmaci, a ricevere conforto.

Ho trovato qualcosa di simile in Malaria Engage, un sito creato per diffondere consapevolezza sul tema della malaria e sviluppare progetti concreti per combatterla, mettendo in contatto persone, finanziatori, organizzazioni umanitarie e consentendo a chi dà il proprio contributo per contrastare la diffusione della malattia di misurare l’impatto dei propri sforzi.

A parte questo e pochi altri esempi, l’idea mi sembra al momento largamente inesplorata.

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