Confessioni di un consulente IT

Eccezioni

Posted in Meeting, Storie Aziendali by pigreco314 on 31 gennaio, 2007

Io l’ho sentito lo schianto oggi, durante il meeting. Sono stato l’unico?

Da 3 anni circa la nostra organizzazione ha introdotto una metodologia di gestione del ciclo di vendita (includendo in ciò anche l’esecuzione post-vendita del progetto di consulenza venduto, sino al completamento) secondo la quale l’offerta economica deve essere il frutto di una serie di documenti dei quali menzionerò qui il solo Cost Estimate: si crea una WBS delle attività, si assegna un costo a ciascuna di esse (per esempio misurandole in giorni o ore e moltiplicando per il costo unitario della risorsa), si applica il margine e si diminuisce il risultato dell’eventuale sconto ottenendo il prezzo da mettere in offerta.
Uno dei motivi per cui questa metodologia è stata introdotta, forse il più importante, era evitare il rischio che le offerte economiche fossero emesse da venditori frettolosi senza un’adeguata fase di analisi a monte e senza il coinvolgimento dei Professional Services, incaricati di eseguire il progetto una volta chiuso positivamente il contratto.

Eperchemmai i PS dovrebbero essere coinvolti? Semplicemente perché hanno il background tecnico necessario per stabilire se per effettuare un’installazione di 3 istanze del database con IQ e OQ servono 3, 4 o 5 giorni oppure se per realizzare un report matriciale su dati storici con grafico sono necessari 5,10 o 15 giorni. Molto meglio di quanto possa fare un venditore che quello stesso background tecnico di solito non ha.
Per carità: la stima dei supertecnici dei PS può, per eccessiva cautela e sovrastima del costo di realizzazione, produrre un prezzo che ci rende non competitivi nei confronti della concorrenza. E’ qui che è fondamentale il ruolo dei Sales che hanno la sensibilità necessaria per capire se il prezzo è concorrenziale e in linea con il budget del cliente. Se così non è e si vuole assolutamente vincere la negoziazione, quando il prezzo è una discriminante non hai altra scelta che abbassarlo: ti accontenti di un margine più risicato, al limite anche zero se il cliente è strategico, rivedi le tue stime cercando di ridurle per esempio riutilizzando quanto sviluppato su altri progetti, coinvolgi in misura maggiore l’outsourcing, ecc.

Tutto molto ovvio e molto condivisibile, specie da quando la lente di ingrandimento del top management, qualche anno fa, si è posata sui Professional Services, ha cominciato a misurarne l’efficienza da qualsiasi angolo e si voleva capire se i motivi delle performance così negative su alcuni progetti fossero il frutto di incapacità o di stime errate dal principio durante la fase di pre-vendita e vendita nelle quali i servizi professionali non fossero stati coinvolti.

Ebbene, per 3 anni, dal giorno della sua introduzione, il management ha continuamente spinto perchè questa metodologia fosse scrupolosamente seguita sia da Sales, sia da Professional Services. Il capo R.C. e i collaboratori (R.B. in particolare, del quale dovrò assolutamente fare un ritratto in uno dei prossimi post) preposti a fungere da guardiani non hanno mai smesso di richiamare all’ordine chiunque fosse risultato poco osservante della metodologia che prevede diverse modalità di applicazione a seconda della complessità del progetto ma che non contempla eccezioni.
Siamo quasi arrivati a compilare liste di proscrizione per gli inadempienti. La metodologia è diventata una religione..
Pur riconoscendone i benefici, ho sempre cercato di propagandarne un’applicazione meno dogmatica e più adatta al nostro modello di business: per esempio, a cosa diavolo ti serve preparare un risk management plan, un risk response plan, un communication management plan ecc. ecc. per un progetto di 6 giorni nel quale devi realizzare una procedura di export su file ascii del contenuto di una tabella per la premiata ditta Cenci&Vetri?
Ma la descrizione del progetto, la lista dei deliverables, la stima dei costi e il planning fate il favore di prepararli.

Oggi, mentre seduti attorno a un tavolo si discuteva proprio di questi temi tra Sales e Professional Services credo per la quindicesima volta in occasioni ufficiali in 3 anni e T., venditore olandese, dal fondo della sala, come se questa metodologia non fosse ancora stata adottata ma se ne decidesse insieme l’introduzione proprio in quel momento, protestava per l’immane overhead di tempo richiesto nel preparare i documenti previsti per un training di 5 giorni alla Cenci & Vetri, R.C. invece di metterlo in riga e amichevolmente spiegargli che se la cosa non gli andava bene avrebbe dovuto parlare nel corso dei suddetti tre anni, che si adeguasse e non facesse il rompiballe, inaspettatamente accoglie il commento e dice:

Cari Sales tutti, mandatemi le vostre proposte su quali situazioni debbano essere considerate eccezioni alla metodologia e non richiedano alcun tipo di documento di supporto per l’invio dell’offerta.

E’ qui che ho sentito lo schianto…

Perché mi rallegro #6

Posted in P.M.R. by pigreco314 on 30 gennaio, 2007

Il mio amor proprio è ferito a morte ma il mio spirito autoironico trova decisamente divertente che il top click di oggi (e di chissà quanti giorni) del blog sia: wordpress.com/next

Sic transit gloria mundi.

Perché mi rallegro #5

Posted in P.M.R., Storie Aziendali by pigreco314 on 24 gennaio, 2007

Vediamo finalmente la luce alla fine del tunnel qui all’Università di Madrid dove oggi ho chiuso l’ultimo bug.

Mi rende particolarmente felice la risoluzione di un problema atavico del programma e se l’uso di hashmap java sia la soluzione più efficiente non mi può fregà de meno.

Rimangono ora da completare un paio di procedure, effettuare un training su Oracle Report a personale amministrativo (un audience perfetta) e chiudere in bellezza possibilmente portando a casa un ordine per nuove attività. Nel frattempo il cliente ci chiede di effettuare una valutazione sulla possibilità di implementare un sistema di prenotazione della strumentazione di laboratorio via web. Considerando che non è il nostro core business non mi sogno certo di sviluppare qualcosa da zero. Molto meglio affidarsi a qualcosa di già disponibile e vendere consulenza per installare, configurare e moderatamente personalizzare.
Utilizzando una frazione insignificante del tempo di CPU dei server Google mi imbatto in phpScheduleIt : molto interessante.

Amsterdamned

Posted in Storie Aziendali, Trasferte by pigreco314 on 18 gennaio, 2007


amstel forever
Originally uploaded by AT★5.

Ogni volta che vengo ad Amsterdam me ne capita una. Questa ha a che fare con la furia degli elementi che si sono scatenati sull’Olanda e nel Nord Europa nella forma del ciclone Kyrill che ha fatto chiudere ponti, fermato treni, bloccato aerei e pure causato vittime.

Sveglia alle 4 di mattina, arrivo puntuale a Linate, check-in senza coda alle macchine automatiche, imbarco e partenza in orario. Tutto bene fino a 20 minuti dall’atterraggio, uno dei peggiori della mia carriera di frequent flyer: sembrava di essere su un otto volante. Mentre l’aereo manovrava verso il finger un tizio si è alzato, completamente sbiancato, supplicando di andare in bagno provocando la costernazione delle hostess.

“Are you feeling well?” domandano. Il tizio si siede e non risponde.

Persino durante lo sbarco l’areomobile era scosso dalle raffiche di vento.

Il collega T.v.d.B mi aspettava per accompagnarmi dal cliente U. in quel di Rotterdam. Quattro ore di riunione per contemplare la riscrittura in MS Excel dell’interfaccia grafica del nostro software (sacrilegio!). Non c’è alcuna ragione per cui continuino ad usare il nostro prodotto ma il sistema che hanno messo in piedi esegue diligentemente il compitino, gli utenti si sono adeguati e il tutto si trascina in una consolidata consuetudine senza molto futuro, considerata l’imminente aggiunta di due nuovi siti a Bangalore e Shanghai. Vedremo se ha senso proporre una migrazione: come al solito non avremo alcuna possibilità se non abbiamo dalla nostra parte gli amici del Product Department e il cliente è a rischio.

Di ritorno a Schiphol contemplo la lista dei ritardi. Temendo il peggio per il mio volo di rientro delle 20.45 chiedo di essere spostato sul primo volo per Malpensa. Pago i 50 euro di penale alla splendida indiana del desk Alitalia che ha l’unico difetto di gestire le pratiche con una lentezza squisitamente orientale.

Mi reco alla lounge e osservo en passant che il mio biglietto reca la sigla “CFA” invece di “ULS”: vuoi vedere che mamma Alitalia mi ha regalato un upgrade da Ulisse a Freccia Alata? Staremo a vedere.

Nella lounge di Schiphol niente wireless (antichi!). Scendo quindi al communication center dove approfitto della rete KPN con il giochino di iPass. Controllo sul sito Alitalia lo stato del mio volo e…aaarrrghh! Lo hanno cancellato! Il tabellone vicino a me conferma l’orrendo evento. Chiedo informazioni alla lounge che mi rimanda al transfer desk che mi rimanda al desk Alitalia di prima.

Dopo una coda estenuante e l’evasione a passo di lumaca della pratica di quattro napoletani prima di a me (dormiranno all’areoporto), rieccomi di fronte all’indiana bella quanto Aishwarya Rai, la star di Bollywood.

“Che facciamo? La metto sul prossimo volo per Malpensa?”, “Veramente preferirei Linate” rispondo. Notando che avevo già fatto un cambio poco prima da quello stesso volo la dea mi comunica che ho diritto al rimborso della penale di 50 euro. “Mi rimborsate?” chiedo sorpreso. “Sicuro, sarebbe disonesto non farlo.” risponde lei. Dio ti benedica.

Insomma, eccomi qui di nuovo nella lounge con la speranza che si arrivi a destinazione a un orario umano. Anzi, che si arrivi a destinazione. Punto.

Si sente ancora soffiare forte il vento sulla struttura dell’areoporto.

Domani è il gran giorno: metto le mani sull’iPod da 30Gb che V. mi ha comprato a New York. 260 dollari, 208 euro.

Dormire?

Posted in Storie Aziendali, Trasferte by pigreco314 on 17 gennaio, 2007

Appena rientrato da Barcellona, poche ore di sonno, sveglia alle 4AM e di nuovo a Linate: volo Alitalia delle 6.55 per Amsterdam e visita a U. già programmata prima di Natale e rimandata causa coda per incidente sulla tangenziale che mi fece perdere questo stesso volo.

Riproviamoci.

Paradossi Fiscali #1

Posted in Paradossi fiscali, Storie Aziendali by pigreco314 on 11 gennaio, 2007

Prenotati voli per Barcellona, prossima settimana.

Costo del biglietto: 59,00 EUR

Tasse: 87,49 EUR

Trivial code pursuit

Posted in Consulenti, Programmazione by pigreco314 on 10 gennaio, 2007


Software bug 04
Originally uploaded by harmony19490.

trivial adj. 1.trite, commonplace 2.vulgar, coarse

Insomma, quando un programmatore ti dice che lo sviluppo di quel particolare algoritmo è banale, cioè trivial, intende forse dire vulgar ossia scurrile, osceno.

Tutto ‘sto giro di parole per suggerire una simpatica indagine linguistica da effettuarsi con Google Code Search: invece di sfruculiare la sterminata biblioteca di codice sorgente alla ricerca di una ingegnosa implementazione di un B-tree lo si può anche usare per scoprire a quali indecenze a volte si lasciano andare i programmatori nei commenti (rari) al codice che scrivono.

Alcuni esempi:

/*
* This method just sucks.
*/
if($blockbadagents == 1) {
// those metaquery assholes at t-dialin and others can't
// get another dumber using the default user-agent, can they
var h = self.content.offsetHeight + 4;
// size to content -- that's fuckin' buggy
// in all fuckin' browsers!!!
// so that we set a larger size for the
// dialog window and then center
pop eax       ; register
mul eax       ; square that shit = 0x190
sub esp, eax  ; make room for WSAStartup data
// I can't believe IE6 still has javascript 1.3,
// what a shitty browser
elseif (($browser['ns4'] && ($version > 4.05)) ||
	$browser['ie5up'] ||
	$browser['hotjava3up']) {

Passando all’italiano, segnalo un gustosissimo:

!sw: -n
Causes the supercazzola to be prematurated
@description:

e l’immancabile:

// passando index >=0 viene appeso al nome variabile per
// implementare un mezzo cazzo di array
TString& get(const char* var, const char* section = NULL, int index = -1);

A voi la scoperta di altre mirabili perle.

Fusione tiepida: parte II

Posted in Storie Aziendali, Tecnologia by pigreco314 on 10 gennaio, 2007

Ricevuta telefonata dall’Olanda da M.C. che un tempo era nel mio team e ha lasciato la Compagnia per andare a fare il programmatore presso una software house con cui abbiamo intrapreso una collaborazione di outsourcing.

In qualche modo (so bene come) è venuto a sapere del workshop in programma a breve sul tema Oracle Fusion e si è offerto di fornirmi documentazione e un white paper con qualche idea di integrazione che la sua società sta sviluppando.

Grazie, grazie tante.

Qui se non ci muoviamo in fretta rischiamo di farci dettare persino le scelte strategiche dai nostri stessi partner.

El Buey

Posted in Storie Aziendali, Trasferte by pigreco314 on 10 gennaio, 2007

Se fate visita a Madrid dovete assolutamente prenotare un tavolo al ristorante El Buey: ce ne sono due ma il menu è identico.

La specialità è un’ottima carne servita cruda da cuocere su piatti roventi accompagnata da un ottima salsa al pepe.

Orgasmico.

Volare

Posted in Divertimento by pigreco314 on 10 gennaio, 2007

Second LifeÈ la cosa che per ora mi affascina di più in Second Life, il mondo virtuale creato da Linden Labs e costantemente sviluppato da decine di migliaia di utenti.

Nell’inverno del 1994, mentre aspettavo di partire per il servizio militare, trascorrevo le mie giornate nei sotterranei del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano a restaurare, catalogare e documentare vecchi strumenti di laboratorio per una esposizione.

La pausa pranzo la trascorrevo al vecchio centro di calcolo a giocare in un ambiente MOO in esecuzione su un server dell’Università degli Studi a cui mi collegavo via telnet: un mondo virtuale con il quale si interagiva attraverso un’interfaccia puramente testuale e nonostante ciò in grado di offrire un’esperienza sufficientemente ricca di contenuti.

Le idee erano praticamente già tutte lì: la costruzione di una personalità, la possibilità di creare ambienti e oggetti, il teletrasporto, il denaro virtuale e soprattutto i contatti con gli altri abitanti di questo mondo con cui intavolare piacevoli e stimolanti chiaccherate. C’era persino, ricordo, una misteriosa “Stanza Rossa” in cui non ho mai avuto la ventura di entrare e nella quale gli utenti più estroversi si abbandonavano a effusioni in puro codice ASCII.

Però volare no, proprio non si poteva anche spingendo al massimo l’immaginazione.